Minnesota, è nata lì la dieta mediterranea.

dieta mediterranea libro

Anna Veneruso

E vissero felici e contenti, a lungo. Circa un secolo. Sono Ancel Keys e sua moglie Margaret Haney, lui è professore di igiene fisiologica e salute pubblica presso la Minnesota University, lei insegna biochimica. Ma che c’entrano con Pioppi, il paese nel golfo di Salerno oggi sede del Museo vivente della dieta mediterranea, dove hanno vissuto per trentaquattro anni? Ancel Keys è il padre della dieta mediterranea, il fisiologo che l’ha scoperta e teorizzata, che ha creato le condizioni perché nel 2010 l’UNESCO la riconoscesse come patrimonio culturale intangibile dell’umanità e soprattutto che l’ha provata sulla propria pelle vivendo buona parte della vita nel parco del Cilento.

Il triangolo della lunga vita
Elisabetta Moro, antropologa e studiosa di tradizioni alimentari, dopo dieci anni di studi e ricerche, ricostruisce il percorso che dal 1951 fino ai giorni nostri collega il Minnesota al “triangolo della lunga vita” del Cilento in un saggio della casa editrice Il Mulino dal titolo La dieta mediterranea, con un sottotitolo eloquente: mito e storia di uno stile di vita. Perché la parola dieta viene dal greco “díaita” che significa “regola di vita” in cui il cibo appartiene alla socialità e alla tradizione più che alla tavola: un tesoro nascosto che i coniugi Keys intuiscono essere da millenni la vera ricchezza dei popoli che affacciano sul Mediterraneo, dall’Italia alla Spagna, dalla Grecia al Marocco.

Dieta mediterranea Elisabetta Moro

La razione K
Il primo viaggio in Italia dei due studiosi americani risale agli inizi degli anni ’50 ed ha il sapore e lo stupore del viaggio iniziatico di Goethe nel suo Italienische Reise: Ancel Keys è un noto fisiologo, negli Stati Uniti ha compiuto molti studi sulla biologia del digiuno e sugli effetti della fame sul corpo umano. Durante la II guerra mondiale ha legato il suo nome alla razione K, il kit di alimentazione di base per le truppe americane impegnate sul fronte europeo. Niente di strano, quindi, che la FAO lo inviti a Roma per una relazione su carenze di cibo e deficienza vitaminica. Come antichi esploratori i coniugi Keys percorrono la penisola da Nord verso Sud e restano incantati dal paesaggio e dalla gente. Un amore a prima vista che Ancel descriverà quarant’anni dopo nella sua autobiografia “Adventures of a medical scientist”. Ma c’è di più: con la curiosità degli scienziati scoprono che in questo Eden l’incidenza delle malattie cardiache è ridotta ad una percentuale minima, laddove negli Stati Uniti è già iniziata la lotta contro il dilagare delle patologie cardiocircolatorie.

L’elisir di lunga vita
Sembra una favola d’altri tempi. I due tornano più volte a Napoli e nel parco del Cilento e Ancel inizia le sue indagini sul campo per mettere in correlazione nutrizione, fisiologia umana e culture alimentari. Scopre che le malattie cardiovascolari sono praticamente assenti tra i braccianti e i contadini che attingono alle tradizioni conviviali più antiche: legumi, frutta, ortaggi, olio d’oliva e pochissimi grassi animali rappresentano una difesa naturale contro i danni causati dal colesterolo. Maggiore è l’incidenza di grassi e proteine, più alto il rischio di patologie cardiache. La percentuale di esperimenti compiuti sugli abitanti dei paesi nel parco del Cilento, confrontata con le stesse indagini compiute a Minneapolis, e in seguito in sette diversi paesi del mondo, non lascia spazio a dubbi: la dieta mediterranea è un elisir di lunga vita. Nel 1959 esce il libro Eat well and stay well, ampliato e dato alle stampe nel 1975 con il titolo How to eat well and stay well: the mediterranean way ovvero “il libro che insegna come mangiare e vivere bene con la dieta mediterranea”.
È la nascita ufficiale della dieta mediterranea come filosofia di vita e pratica sociale, in cui il cibo è una forma di relazione, prima ancora che di nutrizione. Come spiega Elisabetta Moro “il testo propone una nuova mentalità alimentare che afferma di fondarsi su pratiche antiche e consolidate, sobrie e genuine, cercando di dimostrare come, in materia di salute, la cultura e la conoscenza siano più decisive della genetica e dell’ereditarietà.”

Minnelea
Il 1966 è l’anno della svolta: Ancel e Margaret si trasferiscono a Pioppi (foto sotto da Panoramio) e inaugurano la loro villa che guarda Capo Palinuro e gli scavi dell’antica città di Elea. La chiamano Minnelea, una fusione linguistica tra due mondi distanti che è speranza di un avvicinamento culturale e umano. Là vivranno fino alla morte, lei a novantasei anni, lui pochi mesi prima di compierne cento. Minnelea diventa un ritrovo di amici e colleghi, studiosi di fama mondiale che si riversano nel borgo di pescatori tra lo stupore degli abitanti che guardano con un misto di timore e rispetto quegli americani incuriositi dalle antiche tradizioni culinarie. Racconta uno di loro: “si sapeva che c’erano questi professori americani che stanno tanto belli in America e se ne sono venuti qua a fare l’orto. La gente semplice si chiedeva: ma vuoi vedere che vanno in giro perché vogliono guardare, vogliono spiare come coltiviamo gli orti?…vogliono rubarci i nostri segreti industriali, saranno della CIA…E giù a ridere”. Non hanno torto, i pioppesi. I coniugi Keys vivono ormai come cilentani perché hanno capito che “il Mediterraneo è prima di tutto un habitat climatico, che riflette un’eredità culturale omogenea che ha il suo contrassegno storico-antropologico e ambientale nei raccolti di cibi più amati e nei modi di cucinarli.”

Pioppi-dieta-mediterranea

Parla la cuoca
A conclusione del saggio, l’autrice riporta ampi stralci della sua intervista a Delia Morinelli, cuoca, domestica e angelo custode dei Keys negli anni di permanenza a Minnelea. Delia si occupava della casa e della cucina seguendo il ritmo delle stagioni, condivideva i suoi segreti con la signora Margarét e con il professore e loro ricambiavano il favore offrendole la consapevolezza di quello che dalle sue parti era un sapere ancestrale e condiviso: “lui diceva che il pollo, il tacchino e il coniglio si possono mangiare perché sono carni bianche ma devono essere spellati e sgrassati. Lui diceva che l’alimentazione sana si deve insegnare fin da piccoli, dalle scuole, evitando le merendine. Del latte diceva che i bambini ne hanno bisogno perché deve formare le ossa, con il calcio.” Viene spontaneo chiedere quale fosse il piatto preferito da questo professore lucidamente visionario, padre della scienza della nutrizione moderna che odiava le diete perché il segreto è “semplicemente e saggiamente quello di mangiare di tutto un po'”. Delia rivela che il professore amava gli spaghetti con il polipo cotto a fuoco basso nel suo stesso brodo mentre lei, che durante la guerra ha imparato a mangiare di tutto, sogna ancora il ragù di carne come si faceva una volta e al quale ha rinunciato per sempre perché “abbiamo capito che fa male a tutti. Era saporito perché era goloso, però ne stiamo lontani”. Uno scambio quasi alla pari tra scienza e conoscenza che giustifica, almeno in parte, “perché persone abituate alle comodità e ai lussi dell’America volessero vivere alla maniera cilentana”.

“Ma chi gliel’ha fatto fare professo’?”
È la domanda più frequente alla quale Ancel Keys si è trovato a rispondere e la risposta – sempre la stessa – è quasi il manifesto di questo sogno americano al contrario, “il pane fatto in casa, l’ulivo fuori la porta di casa e il pesce del mare davanti casa. Cosa si può volere di più?”

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