Cerco un tortello di gravità permanente.

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La storia si è fatta anche a tavola e chi meglio delle Colline Emiliane ha contribuito a scriverla?

Senza enfasi, cucina emiliana, a Roma, immutabile e saporita, un punto di riferimento per noi del Sentiero Digitale che vogliamo raccontarvi. La nostra cifra è quella di voler sempre essere da un’altra parte? Sì ma qualche volta facciamo un’eccezione.

Colline Emiliane

Via degli Avignonesi 22, Roma

06 4817538-chiuso domenica sera e tutto il lunedì

Il racconto

Serata invernale fredda che a Roma vuol dire ghiacciata umidità. È pur sempre la città con più verde in Europa e poi ci scorre il Tevere che ha le sue liquide caratteristiche.

Siamo a Piazza Barberini che è stata la Piccadilly Cyrcus romana. Auto nell’ingorgo, parcheggi lanzichenecchi in quarta fila. Asfalto bagnato.“Bisogna andare a cena al caldo da qualche parte”.Scendemmo per la stretta strada parallela a via del Tritone che porta al traforo e poi con dedali di vie alla vicina Fontana di Trevi.

Il piatto fumante

A metà di via degli Avignonesi aprimmo la porta della trattoria.

colline emiliane

La sala affollata ci accolse con simpatia e serenità.

Ci scaldò un piatto di fettuccine alla bolognese e il giambonetto (stinco di vitello magro e morbidissimo con purea di patate) bevendo Lambrusco fresco e Sangiovese.

Qualcuno assaggiò i tortelli di zucca classici, altri quelli in versione più dolce con gli amaretti dopo i salumi emiliani, la mortadella “vera bolognese” con i pistacchi, salame di felino, culatello di Zibello, prosciutto di Langhirano.

Altri si scaldarono con i cappelletti o i tagliolini in brodo, con i prelibati maccheroncini al funghetto. Ma anche con frittata al tartufo, bollito misto di scuola felsinea, brasato. Pura cucina emiliana, bolognese.

La storia a tavola

Succedeva molti anni fa e succede ancora oggi. Continuiamo a tornare senza mai una delusione, senza mai uno scarto nella preparazione dei piatti. Senza esitazioni.

Col nome “Colline emiliane” il ristorante è lì dal 1931 e con gli attuali proprietari dal 1967.

Qui però si cucinava dal 1890. È storia.

Paola e Anna sono le attuali proprietarie, figlie del cavaliere Trento Latini e della moglie Onorina. In sala Mauro, uno dei mariti, guida un servizio gentile ed efficace. Punta al sodo ma in qualche momento di tranquillità affiora in lui qualche sobria confidenza che fa trasparire la competenza e l’affetto per il suo mestiere.

I gioielli della casa

Di recente accanto alla porta d’ingresso è stata aperta una bella e ampia vetrina con in mostra i gioielli della casa: paste all’uovo fresche, fettuccine, tagliolini, tortelli, tortellini e altre prelibatezze.

Paola al mattino si dedica alla preparazione a mano. Abbiamo chiesto il perché di questa vetrina commentando la sobria ristrutturazione degli ambienti e la risposta è stata: ”Per far capire anche ai più giovani che qui i prodotti sono artigianali e genuini e poi anche l’occhio invita ad entrare”. Forse ce n’è davvero bisogno di spiegazioni e abbiamo ricordato quegli aneddoti sul latte, quando i genitori insegnano ai bambini che viene dalle mammelle delle mucche e non è un prodotto artificiale.

Finale svizzero

Torniamo a tavola e per concludere il pasto cosa c’è di meglio della torta noci e miele?

“L’ Engandina”, della signora Paola servita calda. Ricetta segreta, con origini svizzere, preparata in casa come tutti gli altri ottimi dolci.

L’atmosfera

Frequentato da clienti di ogni età e in passato da Fellini (nella foto qui sotto un suo disegno appeso alla parte del ristorante), Dario Fo e altri dell’Intelligenza romana e non. Molti stranieri in sala (gradevole e sobria) anche considerata la zona turistica e la buona pubblicità su siti europei e americani. Consigliabile sempre la prenotazione, difficile trovare il locale vuoto.

schizzi federico fellini

 

 

 

 

 

Prezzo 45-60 euro a persona.

Visitato dal Sentiero Digitale e altri 5 amici l’8-10-2015

il conto per sei persone

il conto

Nota: il conto fotografato è sulla base della cena di sei persone.

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