Luigi Toiati
La soffitta virtuale
I miei primi soldatini, e tanti altri a venire, anche dopo che mi spuntò la barba, sono legati al ricordo di un negozietto pulito e scintillante, nella periferia romana della metà del secolo scorso, tenuto da marito e moglie paciosi, ed esperti di saper vivere e di soldatini.
Swingin’ London
Negli anni ’70 poi la Swingin’ London affidava alla gloria dei tempi banchetti pieni di vecchi soldatini affastellati nei mercati sotterranei, o nei numerosi mercatini settimanali; o ancora venduti in negozietti in centro e in periferia, o da improvvisati mercanti che ti accoglievano in case buie e talvolta maleodoranti, accompagnandoti in soffitte tenebrose, dove ad ogni gradino pensavi che forse non avresti più visto la mamma o la fidanzata lontane.
Poi sono arrivati nella mia vita tutti i negozi internazionali, sbiaditi e polverosi, ma che sembrava non avessero fondo, sparsi per Londra, Parigi, Berlino, New York, Vienna, Singapore, dove ho cominciato a fare i miei primi “affari”, e ad impratichirmi di antiquariato. Sì, perché i soldatini hanno un mercato sia di nuovi che di antichi. Tutto si basava sul rapporto diretto col negoziante: c’era il brivido della “scoperta” di qualche soldatino imprevisto, colto al momento; o il trovare finalmente il pezzo a lungo cercato; infine l’immancabile contrattazione, e lunghe ed amabili discussioni sui soldatini in genere.
All’asta con Malcom Forbes
Partecipare ad un’asta, negli anni d’oro tra i ’70 e la fine dei ’90, era un’emozione: un pezzo battuto dopo l’altro, nell’attesa che arrivasse quello che ti interessava; il batticuore per la “gara” ad aggiudicarselo; lo stirare al massimo il proprio plafond. Ad un’asta da Philips a Londra io rilanciavo di 5 sterline, e un signore vicino a me di 50: dopo scopersi che era il milionario Malcom Forbes, proprietario tra l’altro di un Museo di soldatini a Tangeri, e marito di Liz Taylor. Dopo l’asta venne a stringermi la mano perché condividevamo gli stessi gusti
Ascesa e caduta.
Negli anni si son visti scomparire i negozietti; persino a Londra, che era il paese di Bengodi, non si trova più un vecchio soldatino tranne quelli preparati per i turisti a Portobello, e men che mai si incappa nei negozietti. Le aste si son quasi tutte spostate in provincia, e offrono comode possibilità di offerte on line. Aste e fiere vedono i prezzi ribassarsi a minimi storici, spesso montagne di soldatini restano invenduti. Sono scomparsi i collezionisti? No, semmai, a specchio della società, si sono impoveriti quelli poveri e arricchiti quelli ricchi. Faccio un esempio: seguendo le aste internazionali ho notato che lotti da, poniamo, 5000 sterline si vendono, mentre lotti da 50 o vengono venduti a 15, o restano in magazzino.
Non c’è ricambio generazionale? No, neanche quello: ogni generazione compra innanzitutto i soldatini con i quali ha giocato, e questo continua ad avvenire. Soldatini vecchi, pardon, d’antan come usa dire (alla salute del povero François Villon) sono diventati quelli di plastica, o le figure di Star Wars, vecchi gadget televisivi, e così via.
È cambiato l’approccio: è arrivato Ebay.
Capiamoci: non sto lodando il “bel tempo passato”, semplicemente sto constatando il passaggio dalla contrattazione personale a quella digitale. L’abdicazione del contatto umano per l’onanismo digitale. Ma voglio farlo parlando bene, o acriticamente, di Ebay.
Ebay, chi era costei?
Ebay azzera i tempi – offre 24 ore al dì, e le distanze – le poste, perfino le nostre, recapitano tutto in breve. La cifra di base per l’offerta è “blandula e vagula”, lo stesso pezzo posso pagarlo 100 euro o 20, dipende dall’andamento della fiera digitale. Anche la versione “compralo subito” espone prezzi che sta a me se accettare o meno. Il prezzo è variabile, senza limiti – talora senza possibilità di confronto né con altre figurine consimili, né con prezzi di aggiudicamento precedenti, perché altrettanto vaghi e ballerini.
C’è la vertigine dell’illimitato, come alle aste, solo che qui si sta in poltrona in casa propria, e muniti di marchingegni internautici che, a pagamento, riescono anche a fartela spuntare sui tuoi concorrenti. Ci sono le foto dei pezzi in offerta, anche se spesso e assai volentieri le magagne vengono taciute dai venditori.
Fatto essenziale: non si paga in contanti, ma con la carta, e tutti sappiamo quanto siamo grullescamente disponibili a comprare cose anche inutili con la carta, ma tuttavia non siamo propensi a cacciare un euro dal borsellino se non dopo averlo addentato come abbiamo visto fare nei film di pirati. Questo esaspera ancora di più la lizza: su Ebay si arriva a spendere cifre che se le vedessimo in banconote o monete sul tavolo non affronteremmo mai tale spesa. Si partecipa senza spostarsi fisicamente: si offre, si paga, il pezzo arriva a casa con differenza modica di posta. Non si hanno contatti di nessun tipo, Ebay come i suoi fratellini social media (che si legge media e non midia) offre il massimo dell’anonimato, si usa un nomignolo, e la possibilità di restituire ciò che non è conforme.
Il soldatino globale
Attira nuove generazioni di collezionisti, più familiari con il mezzo, ma meno esperti, che in tal modo possono quantitativamente costruirsi una collezione, e qualitativamente gratificarsi. In questo, c’è una correlazione con il fenomeno del soldatino di massa, un nuovo tipo di soldatino proveniente da Hong Kong. Esso negli ultimi dieci anni circa ha spazzato via quasi ogni forma di collezionismo, perché è una via di mezzo tra il soldatino giocattolo (classico e no), e quello da collezione. Ha prezzi abbordabili, e un invidiabile corredo di scenari e automezzi. Il piccolo dettaglio che vengano dipinti eserciti europei con gli occhi a mandorla e la pelle gialla, e che i dettagli delle uniformi lascino assai a desiderare non scandalizza nessuno. Per il semplice motivo che – a mio opinabile giudizio- esso, in quanto espressione del villaggio globale, è rivolto a un target piuttosto di bocca buona, e con competenze storiche od uniformologiche piuttosto vicine a quelle di mia nonna. D’altronde, in quanti sotto i 30 anni oggi riescono nell’ardua impresa di collocare Garibaldi e Cesare cronologicamente?
La soffitta virtuale
D’altro canto, paradossalmente, ma non troppo, ad una domanda di massa sta anche corrispondendo un’altrettale offerta: Ebay offre ogni tipo di marca, soldatino, uniforme, materiale, taglia, scala, possibile e immaginabile. Ebay è una soffitta virtuale, sconfinata ed illimitata.
Il vecchio negozietto – ma anche il grande magazzino degli anni ’60 o il mercatino – avevano comunque limiti fisici, e contenevano un numero anche esteso di soldatini, che tuttavia era necessariamente limitato dallo spazio. Ebay offre legioni di tutto, senza limiti. E con un ricambio perpetuo, cosa che qualunque punto vendita fa a rilento.
L’offerta in linea (online) è vertiginosa, e spalanca le braccia al consumismo, titilla la dipendenza, esalta l’”io so’ io e voi nun sete un c…” (che prima del Marchese del Grillo del cinema (Mario Monicelli, 1981) lo aveva ideato e scritto G.G. Belli)
Dalla relazione personale al narcisismo digitale.
E qui, tardivamente, lo riconosco, veniamo al punto. Il mercatino o il negozietto, o l’asta o il garage, erano quello che erano, ed Ebay è quello che è. E non ci piove. Il problema, o almeno quello che mi preoccupa, è il passaggio dalla relazione personale al narcisismo digitale. Il narcisismo digitale seclude la dialettica dell’io con gli altri, determina la crescita di un Io autoreferenziale, che non ha né possibilità né voglia di confrontarsi coi suoi simili. Come diremmo a Roma, che “se la sòna e se la canta”! Il mercatino rappresentava un universo mercantile basato sul confronto umano diretto: con il venditore, con il “rivale” che come te aveva “trottato” per arrivare alla fonte meravigliosa che vendeva soldatini.
Ebay rappresenta la spersonalizzazione della domanda. Abbiamo visto i vantaggi. Guardiamone le ombre: l’anonimato e lo starsene dietro una macchina eliminano ogni rapporto umano; col venditore qui si comunica telematicamente, lui non sa neanche come ci chiamiamo, e altrettanto noi ignoriamo chi egli o ella sia. Peraltro la politica di Ebay scoraggia, o quantomeno tende a ridurre – confinandoli anche materialmente – i contatti epistolari.
A questo corrisponde una iperestesìa dell’io, cioè un senso di auto-esaltazione-gratificazione-immedesimazione molto vicino all’onanismo: tutti si sentono, appunto, Malcom Forbes. Il mito contemporaneo della “partecipazione” dove tutti sono chiamati ad esprimere un parere a condizione che sia totalmente idiota e risibile, trova nella compravendita di soldatini ebayana il massimo della succosità. Tutti possono sentirsi grandi collezionisti: tanto, che non sappiano distinguere un Bersagliere da un treno elettrico, chi lo saprà mai?