Alessandro Angelo
Un puntino nero.
A volte capita di trovare sui giornali la notizia di un qualche evento astronomico che, nella maggior parte dei casi, non può essere osservato e non influenzerà minimamente le nostre vite: leggiamo l’articolo, guardiamo le belle foto d’archivio della Nasa ritoccate con Photoshop e, i più sensibili di noi, sospirano verso il cielo chiedendosi perchè anche stavolta non vedranno nulla. In questo caso è toccato al transito di Mercurio: avvenuto il 9 Maggio scorso, l’evento corrisponde al momento in cui il pianeta si interpone fra la Terra e il Sole oscurando una minuscola porzione del disco solare.
Stiamo parlando di un fenomeno piuttosto comune (avviene una decine di volte nell’arco di cento anni) e che passa del tutto inosservato, non certo d’una di quelle eclissi totali di Sole che si imprimono nella memoria ispirando racconti mitici e leggende. Un puntino nero, impossibile da vedere a occhio nudo, compare sulla superficie del Sole per qualche ora. Fine dell’evento. Insignificante? Tutt’altro, perchè la prima osservazione del transito di Mercurio avvenne durante la cosiddetta Rivoluzione Scientifica e costituì una delle tante prove che all’epoca stavano erodendo dalle fondamenta la concezione aristotelica del cosmo.
Gassendi, Keplero e il transito di Mercurio.
Il primo a osservare il transito di Mercurio fu Pierre Gassendi: la mattina del 7 Novembre 1631, sfruttando un cannocchiale montato in una camera oscura, riuscì a proiettare l’immagine del Sole e notò una piccola ombra nera. Pensando a una macchia solare, dopo un’ora ripetè l’esperimento. L’ombra però si era spostata troppo velocemente per essere una macchia solare: si trattava quindi del pianeta Mercurio. Chiunque abbia sentito parlare della Rivoluzione Scientifica immaginerà Pierre Gassendi come un anticlericale impegnato a distruggere la visione tradizionale del cosmo a suon di matematica e prove empiriche, secondo lo stereotipo dello scienziato moderno ideato durante l’Illuminismo. In realtà Gassendi era un abate che tentò attraverso una riabilitazione dell’atomismo epicureo di fornire un sistema alternativo a quello aristotelico, allora dominante ma già profondamente messo in crisi dalle nuove scoperte astronomiche, geografiche, fisiche, ecc. Il suo atteggiamento nei confronti della conoscenza era quello di uno scettico: l’unica strada per trovare la verità è quella dell’esperimento, contro ogni dogmatismo e autorità.
E in effetti l’osservazione del transito di Mercurio avvenne proprio per la volontà di Gassendi di verificare le tavole astronomiche redatte anni prima da Keplero : la precisione della previsione del grande astronomo non faceva così che confermare indirettamente la correttezza delle sue leggi sul moto dei pianeti. I corpi celesti si muovono secondo orbite ellittiche, non circolari: uno dei capisaldi della cosmologia tradizionale era stato smentito da una prova empirica.
Frantumando le sfere celesti.
Non si trattava semplicemente di un problema di ordine astronomico, ma metafisico: il movimento circolare dei corpi celesti derivava infatti, secondo l’aristotelismo, dal fatto che questi oggetti erano composti da un elemento incorruttibile ed eterno chiamato etere.
La circolarità del loro moto era la prova della loro perfezione e segnava una differenza sostanziale fra le realtà celesti e la zona al centro del cosmo, occupata dalla Terra e permeata non dall’etere, ma da quattro elementi mutevoli (terra, acqua, aria, fuoco). Siccome appariva assurda l’idea che i pianeti fluttuassero nel nulla cosmico, si preferiva credere che fossero infissi dentro sfere concentriche anch’esse fatte di etere e che ruotavano una dentro l’altra avvolgendo, come gli strati d’una cipolla, la parte centrale del cosmo, quella dove stava la Terra, impura e imperfetta. Le orbite ellittiche di Keplero, insieme alle teorie di personaggi come Copernico o Galilei, incrinarono irrimediabilmente la solidità delle sfere celesti della tradizione, segnando la riunificazione di due realtà, quella terrestre e quella celeste, che erano state separate da secoli.
Nel segno di Ermes.
L’osservazione fatta da Gassendi del transito di Mercurio confermò dunque il moto ellittico dei pianeti: trionfo della scienza moderna e del suo metodo? Certamente. Eppure, come spesso accade quando si cerca di osservare con una mentalità più aperta alcuni degli eventi della cosiddetta Rivoluzione Scientifica, emerge sempre, sullo sfondo, qualcosa che va oltre la mera razionalità. In alcuni dei suoi protagonisti infatti i toni erano tutt’altro che “scientifici”, quantomeno secondo la nostra definizione di scienza, e, detto per inciso, molti di loro erano influenzati dal mondo dell’Ermetismo e dal suo linguaggio occulto. La scelta di posizionare nuovamente al centro del cosmo il Sole è solo un’esempio di questa presenza sotterranea e spesso taciuta. “Al centro di tutte le cose risiede il Sole. Potremo mai trovare una posizione migliore nel più bello tra i templi, da cui questo lume può illuminare ogni cosa in una volta sola? A ragione lo si definisce il Lume, la Mente, il Sovrano dell’Universo […] Così il Sole siede sul suo trono regale e dirige i suoi figli che gli ruotano intorno”, queste le parole di Copernico nel suo De Revolutionibus Orbium Caelestium.
Fu un atto simbolico e ideologico, prima che scientifico. E in quest’ottica il transito di Mercurio, Ermes per i Greci, sembra quasi appartenere a questa sfera magica: è il suo passaggio sul Sole a essere uno dei segni che infrange le sfere celesti e riunifica due mondi divisi. Due realtà che, per la filosofia ermetica, sono la stessa cosa. “Ciò che è in alto è come ciò che è in basso, e ciò che è in basso è come ciò che è in alto, per le meraviglie di una cosa unica”, così recita la Tavola di Smeraldo , uno dei testi fondamentali dell’Ermetismo redatto, secondo la leggenda, da Ermete Trismegisto in persona. Guardiamo il cielo e sospiriamo perchè con gli occhi non vedremo nulla anche stavolta; davanti però abbiamo un labirinto di simboli che possiamo decifrare con l’occhio dell’immaginazione. Il mondo parla a chi vuole ascoltare. Anche se si tratta solo di un puntino nero.