C’è una logica?

Alessandro Angelo

Dopo 2400 anni, ancora Aristotele?

La locandina del convegno

Dal 23 al 28 Maggio si è tenuto a Salonicco (l’antica Tessalonica) il congresso mondiale su Aristotele , Aristotle 2400 Years: studiosi provenienti da tutto il globo sono giunti in una Grecia martoriata dalla crisi economica per condividere e discutere i frutti della propria ricerca sulla figura di questo pensatore che, forse più di chiunque altro, ha influenzato la cultura occidentale.

Organizzato dallInterdisciplinary Centre for Aristotle Studies, di cui è presidentessa Demetra Sfendoni-Mentzou e presidente onorario Pericles A. Mitkas, rettore dell’Aristotle University of Thessaloki, l’istituto che ospita la manifestazione), “Aristotle 2400 Years” è stata l’occasione per raccogliere in un unico convegno un numero impressionante di contributi che coprono integralmente gli ambiti toccati dalla speculazione aristotelica: la logica, di cui Aristotele fu uno dei primi teorici, in quanto
formalizzò le leggi per costruire un corretto ragionamento (sillogismo) e i principi che lo regolano, come quello di non-contraddizione o del terzo escluso; la fisica, la cosmologia e l’astronomia, ma anche la meteorologia, che Aristotele riuscì a coordinare in un sistema organico e coerente; la metafisica e l’ontologia, così come la teologia intesa come discorso sul divino; l’etica e la politica, la retorica e la poesia, la psicologia, per arrivare fino alla biologia con lo studio comparato degli animali e delle piante.

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Sono numerosi gli studiosi chiamati da ogni angolo del globo, perfino dalla Cina, dalle Filippine, dal Messico o dall’India: sul sito dell’ Aristotle 2400 Years è possibile visionare tutti gli interventi e scaricare gli abstract relativi agli articoli che saranno in seguito raccolti nella pubblicazione del convegno. Un evento importante per la cultura, non solo europea, che vanta nel suo comitato membri onorari del calibro di Jonathan Barnes, il nostro Enrico Berti, Oliver Primavesi, Geoffrey Lloyd e Richard Sorabji, per citare solo alcuni nomi (http://aristotleworldcongress2016.web.auth.gr/?q=en/honorary).

Cercando Aristotele.

Alberto Magno

Alberto Magno

Ma in che senso Aristotele ha influenzato la cultura occidentale? Tralasciando il complesso problema delle opere di Aristotele che sono effettivamente giunte fino a noi e osservando anche superficialmente la storia, la domanda trova immediatamente una risposta.

Aristotele è infatti fra i pochi pensatori del mondo antico che, tramite l’immensa cultura araba che ne conservò la tradizione, venne tradotto in latino nell’Occidente

cristiano e medioevale: all’epoca fu proprio grazie a personaggi come Alberto Magno  e Tommaso d’Aquino, profondi conoscitori della lingua araba, che il pensiero di Aristotele potè diffondersi e affermarsi.

Carlo V Re di Francia ordina la traduzione in latino dei manoscritti-di Aristotele

Carlo V Re di Francia ordina la traduzione in latino dei manoscritti di Aristotele

Senza il mondo islamico il prezioso e comune patrimonio “europeo” di cui parla Martin Schultz, presidente dell’Europarlamento, nel suo discorso indirizzato ai partecipanti dell’“Aristotle 2400 Years” non sarebbe mai esistito.

Radicatosi in Occidente tramite l’alleanza con la Chiesa di Roma, l’aristotelismo diventerà la cultura filosofica predominante, e dominante: in ogni ramo dello scibile Aristotele sarà considerato l’auctoritas, ossia una fonte di verità indiscutibile. Per secoli il paradigma aristotelico si imporrà sulla cultura occidentale finchè, a partire dal Rinascimento e poi con la rivoluzione scientifica, diventerà prima il bersaglio e infine la vittima di un nuovo modo di costruire la conoscenza. Aristotele però non viene spazzato via: la nuova cultura ne assimilerà il patrimonio per superarlo, conservandone la memoria e la forza. Insomma: Aristotele è una di quelle figure che, direttamente o indirettamente, ha influenzato con il suo pensiero la nostra civiltà.

Aristotele

La fede aristotelica.

A questo punto si potrebbe fare un elenco di quanto abbiamo ereditato dalla riflessione di Aristotele: con un salto carpiato potremo sostenere che abbia gettato le basi per i moderni computer attraverso la sua logica, allo stesso modo di come chi ha acceso il primo fuoco l’ha fatto per l’energia atomica; oppure potremo citare Aristotele come il teorico della democrazia e dell’uguaglianza, invocandolo come fonte d’ispirazione per i politici di oggi, dimenticando però che Aristotele scriveva in un periodo in cui la schiavitù e la segregazione femminile erano regolate giuridicamente e considerate naturali, e nel quale nessuno, tantomeno il sommo filosofo, pensava di metterle in discussione.

Con più cautela si potrebbe pensare piuttosto al contributo che quest’uomo ha dato, in senso più generale, al cammino seguito dall’umanità per districarsi nella selva incomprensibile del mondo. Aristotele era consapevole dei limiti del sapere. Era il tipo di oggetto indagato a stabilire, in un certo senso, il grado di affidabilità delle conclusioni. Agli oggetti mutevoli e instabili, come quelli del mondo naturale, corrispondeva un certo tipo di verità; a quelli ideali o eterni, come i concetti o i corpi celesti, un tipo diverso di certezza. In ogni caso era convinto della possibilità di indagare la realtà in ogni suo ambito per risalire a principi comuni e stabili: detto in termini più moderni, pensava fosse possibile fondare una scienza. E fu tra i primi a provarci.

Lo spirito moderno dell'antico

Dove rintracciare allora l’influenza, oggi, di Aristotele?

Forse, senza cercare troppo lontano, basta guardare alla spinta che anima ogni scienziato, ricercatore, o semplice appassionato. E’ nella fede che esista una chiave razionale per comprendere, e poi spiegare, che pare più sensato cercare le tracce dell’influenza di Aristotele sulla nostra cultura. E’ questa “fede” aristotelica, e la conseguente prospettiva sulla realtà, ad essere ancora oggi l’elemento vitale della sua filosofia. Nello spirito, anche se può suonare paradossale e anacronistico, siamo ancora, e pienamente, “aristotelici”.

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