Anna Veneruso
Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese io canto, che furo al tempo che passaro i Mori d’Africa il mare (Ludovico Ariosto, L’Orlando Furioso).
Vuoi fare qualcosa e finisce che ne fai un’altra.
Quando la cucina non nasce in cucina, ovvero il dolce arabo al caramello. È uno dei tormentoni dei navigatori sul web: cerchi un’informazione e approdi a tutt’altra cosa. Io ho iniziato cercando la ricetta per la ceretta araba al caramello, la tecnica dolce di estirpazione dei peli superflui. Che poi tanto dolce non è, ma almeno è naturale, non irrita la pelle e rispetta l’ambiente. E poi vuoi mettere il fascino di una ceretta – dolorosa come le altre – definita l’oro di Cleopatra? In Medio Oriente (che poi per noi sarebbe “vicino” visto che non siamo inglesi, i primi, e più distanti, a definirlo così) fa parte della quotidianità di tutte le donne, consacrata perfino in un film dalla regista libanese Nadine Labaki: nel racconto della storia di cinque amiche sullo sfondo di una Beirut devastata dalla guerra, il pentolino per scaldare la cera al caramello è sempre sul fuoco e dà il titolo al film, Caramel appunto.
Dalla depilazione alla cucina.
Certo il dosaggio di zucchero, acqua e succo di limone, prezioso aiuto per le fashion victim ecosostenibili, è tanto simile a quel buon caramello con cui in Catalogna hanno impreziosito una crema che da sola risulterebbe piuttosto banale. Insomma dalla depilazione alla cucina il passo è breve, sul web è un battito di ciglia. Perché tra le tante ricette di bellezza ho scovato un dolce arabo al caramello, una torta magica mediorientale chiamata Kodrit Kadir che, guarda caso, unisce una base di pan di Spagna al cioccolato ad una morbida crema avvolta da caramello. Decidere è un attimo: mollo i peli e vado in cucina.
Torta magica.
È magica perché il composto è unico, cuoce tutto insieme e nel forno avviene la magia con cui lo strato al cioccolato sale in superficie lasciando la crema all’interno. Ma procediamo con ordine.
Intanto bisogna caramellare qualche cucchiaio di zucchero in uno stampo che possa andare in forno. Ricordarsi che il caramello vive di vita propria, ovvero lo zucchero solidifica se toccato mentre il calore lo scioglie. E non si torna indietro, bisogna gettarlo via e ricominciare. Quindi consiglio di mettere lo stampo sul fornello e aspettare che il calore faccia la propria parte.
Intanto ho mescolato cinque uova con 200 grammi di zucchero e ho aggiunto 800 grammi di latte. In un’altra ciotola ho preparato l’impasto per la base al cioccolato con un uovo, tre cucchiai di zucchero, 100 grammi di farina, due cucchiai di cacao amaro, un cucchiaino di lievito, un decilitro di latte e uno di olio di semi di girasole.
Non fidatevi della prima impressione.
Il momento finale appare come il fallimento di tutto: sulla base al caramello ho versato il composto di latte e uova e nel mezzo ho fatto colare l’impasto al cioccolato che è scomparso miseramente all’interno. Ho messo lo stampo in una teglia più grande con due dita d’acqua e infornato tutto a 180. Dopo un quarto d’ora, magia! Il pan di Spagna è venuto a galla e ha coperto completamente la superficie. In tutto cuoce un’ora, poi va sfornato e deve raffreddare per 4/5 ore, meglio se in frigorifero. Quando finalmente si rovescia non resta che assaggiare il buono che arriva dall’incontro della Spagna con il mondo arabo. Non è meraviglioso?