Sentiero Digitale-redazione
“Credo che nella vita le persone debbano dare tutto quello che hanno. Poi non c’è scritto da nessuna parte che bisogna sempre fare risultato nelle cose”.
Questa frase è attribuita a Roberto Baggio (Rai 3, Sfide, 31/12/2003?) e anche se non l’avesse mai pronunciata è una frase che gli si può tranquillamente attribuire; parole che escono dal rettangolo di un campo di calcio e entrano nella vita di tutti noi. Tra l’altro nei campi di calcio di vita ce n’è molta e possono vederla (volendo) anche coloro che dicono di non capire nulla di questo sport. Cerchiamo di capire cosa pensa Baggio quando sogna.
Roberto Baggio oggi compie 50 anni, ha finito la sua carriera nel 2004 dopo 19 anni di serie A (e chissà quanti altri prima di diventare professionista). Esordio in C1 col Lanerossi Vicenza nel 1993. Dei suoi 205 gol complessivi resta la leggerezza. Raramente un tiro potente. La sua maniera di scivolare sul campo. Il suo passarsi il pallone dal sinistro al destro (preferibilmente). Le sue finte di corpo lasciando scivolare il pallone senza toccarlo gli consentivano lunghi slalom tra le difese. Cosa pensa Baggio quando corre? Tecnica indiscutibile, gli abbiamo visto compiere tutti i colpi del repertorio dei grandi. Anzi quei colpi che ogni tanto riescono ai grandi e ancora più raramente anche ai medi e ai mediocri. Quei gesti che si tenta di replicare sui campi amatoriali,i un tempo di terra o appena macchiati di verde adesso, quasi tutti in erba sintetica.
Prospettive diverse.
Eppure Gianni Brera qualcosa aveva da ridire: “Roberto Baggio porta il codino: è troppo eccentrico per non dare nell’occhio. Ancora: il suo gioco è troppo particolare e disagevole per riuscire sempre al meglio. Il pregio di Platini era la semplificazione. Baggio è un asso rococò: mette il dribbling anche nel caffellatte. Solo sul piano balistico eguaglia Platini, non già nella misura del gioco”.
Baggio era un coniglio bagnato, per l’avvocato Agnelli. Un nove e mezzo per Platini.
Il mondo dentro Baggio.
Roberto è un personaggio dell’immaginario collettivo. Sempre in evidenza nel bene e nel male in campo e fuori (tante, ingiuste, panchine), quando finiva la partita si immergeva nel silenzio, in disparte e poco trapelava della sua vita privata. Come Lucio Battisti, come Mina (per dirne solo due), il suo scomparire dalle scene, ora e quando ancora giocava, hanno creato la leggenda. È l’esempio vivente che dopo la fine non c’è sempre solo la fine e l’oblio. Dopo la fine non c’è sempre un nuovo inizio, ottimistica consolazione, ma ci può essere continuità nel cambiamento. Baggio non ha mai smesso di correre e dribblare e battere punizioni, resta in noi, come giocasse ancora, una magnifica illusione. Il ricordo in questo caso non migliora né peggiora, resta intatto. Uno di quei pochi casi in cui chi ha visto sa, se non tutto, almeno tanto. Chi non ha visto si informa e quel nome rimbalza. Chi non ha vissuto i suoi anni da calciatore cerca di recuperare storie e immagini del grande slalom contro la Cecoslovacchia (mondiale Italia’90) o contro il Napoli in campionato; il rigore sbagliato a Pasadena nella finale contro il Brasile (Usa ’94) che ancora vola oltre la traversa e ancora tenta di infilarsi all’incrocio dei pali. Qui, qui e qui un ripasso visivo.
Il dolore di Baggio.
Un’altra frase che è probabilmente sua :” Non sapete quanta fatica –citiamo a memoria– ogni volta che entravo in campo” . Baggio iniziò a 18 anni con gli infortuni: due rotture ai legamenti crociati (destro e sinistro), lesioni tendinee, menischi (tre operati). Recuperi improbabili che lo hanno avvicinato al Buddismo, alle filosofie orientali. Allergico agli antidolorofici, come rammenta lui stesso, poteva solo meditare, sollecitare la mente per controllare il dolore. Una scelta del genere, una simile elaborazione ci descrivono l’uomo. Il campione soffriva e anche se non si piangeva addosso lasciava immaginare lo sforzo anche mentale per restare all’altezza, superiore non solo nei colpi tecnici ma anche nella dimensione morale.
Baggio è letteratura, canzoni, poesie.
Lo scrittore Fernando Acitelli nel suo libro “la solitudine dell’ala destra” gli dedica una delle sue composizioni: “Si fa presto a dire Baggio”. Edmondo Berselli, molto caro a noi del Sentiero Digitale, lo cita in articoli e libri (qui e qui una ricerca sul sito dedicato allo scrittore).
Cesare Cremonini in “Marmellata #25” lo canta in uno struggente refrain: “Da quando Senna non corre più, da quando Baggio non gioca più… non è più domenica”.
Qui la poesia di Giovanni Raboni . “In lode a Baggio”.
Emanuela Audiso (qui l’ultimo suo articolo su Repubblica) e molti altri giornalisti e scrittori ne hanno infinite volte ricordato e raccontato le imprese. C’è chi gioca in prosa e chi (Baggio) in poesia.
Infine noi.
Capita quasi a tutti i normali una disavventura qualsiasi nel percorso: il Mondo in quei casi si allontana e sfuma e sembra di cadere nel buio. Allora, a volte, tra le tante immagini, può accadere di ritrovare il codino di Baggio. Suo malgrado un punto di riferimento. La scintilla per continuare a tentare come ci ha mostrato nella sua carriera sportiva e ancora dopo. Via dalla pazza folla.
Baggio: Difetti, contraddizioni.
La caccia: Risponde lui stesso nella sua autobiografia: “Riuscire a pensare come l’animale che stai inseguendo, anticiparne le mosse è un gioco alla pari: istinto contro istinto, esperienza contro esperienza. Diverse volte ho provato a spiegare il mio rapporto con la caccia, senza riuscirci. Soltanto chi la vive con il mio stesso entusiasmo e rispetto può capire”.
Continuiamo a non capire bene e anche i migliori possono avere un peccato (per noi). Qualche commento: Uno, due, tre, quattro .
Da ricordare.
Esiste anche un altro Baggio, Dino Baggio, ha giocato assieme a Roberto in Nazionale. Centrocampista, molto fisico e piedi educati. Famoso nelle incursioni a rete.
Andrea Pirlo: Ha giocato con Roberto nel Brescia. Pensate cosa poteva succedere sotto gli occhi di Carletto Mazzone che li allenava.
Qui un gol della coppia, Bellissimo e contro la Juventus squadra nella quale tutti e due hanno giocato.
QUI su Repubblica Tv la sua carriera in un’animazione.
Le squadre di Roberto Baggio.
Lanerossi Vicenza (1982-1985) serie C1-13 gol in totale.
Fiorentina (1985-1990) serie A- 39 gol.
Juventus (1990-1995) 78 gol.
Milan (1995-1997) 12 gol.
Bologna (1997-1998) 22 gol.
Inter (1998-2000) 9 gol.
Brescia (2000-2004) 45 gol
Totale reti in serie A= 452 presenze, 205 reti
Nazionale.
27 gol-56 presenze, tre Mondiali giocati: Italia ’90, Usa ’94, Francia ’98.
Per reti realizzate è quarto dopo:
Riva (35 gol -42 presenze). Meazza (33 reti- 53 presenze). Piola (30 reti+53 presenze).
Palmarés.
Due scudetti: Juventus 1994-1995, Milan 1995-1996
1 Coppa Italia: Juventus 1994-1995
1 Coppa Uefa: Juventus 1992-1993
Pallone d’oro: 1993
Fifa World Player: 1993
Impegno civile e umanitario.
Ambasciatore Fao, World Peace Award 2010, Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica italiana 1991.