Se potessi mangiare un’idea.

Anna Veneruso

Una ricetta nasce sempre da un’idea. L’idea di cosa cucinare. Potenzialmente queste idee sono già tutte dentro di noi, dobbiamo solo imparare a trovarle e a tirarle fuori (Massimiliano De Giovanni, Ne parliamo a cena).

52.834 membri. C’è un gruppo Facebook che riscuote grande successo in rete. Si chiama CucinareMale: sfilano foto di creature mostruose uscite dalle cucine degli iscritti al gruppo, anzi dei partecipanti alla terapia di gruppo, visto che le foto e i commenti fanno pensare più ad un outing post fallimento culinario che a veri e propri pasti.

dalla pag Fb CucinareMale

Non basta dire food blogger

Poi, sempre girovagando in rete, si trovano blog come quello di Massimiliano De Giovanni (Ne parliamo a cena) che vive a Ferrara ed è sceneggiatore ma anche editore, che è autore di graphic novel ma anche docente di scrittura creativa, che è politicamente impegnato e tiene corsi di cucina (creativa, ovviamente) e sostiene  “Ho iniziato a tenere un blog di cucina creativa perché ero stanco di leggere i post di tanti food blogger che suggerivano unicamente come condire bruschette, panini e insalate, o che si limitavano a variare le dosi di piatti tradizionali (generalmente dimezzandole o raddoppiandole) rubati dalla televisione, da libri di settore o, peggio, da altri blog.”

Qualche pensiero viene

Un tripudio di belle idee e perfette realizzazioni. La mia settimana ai fornelli è trascorsa pensando a questi due estremi, anzi al solo fatto che esistano degli estremi, perché cuochi negati e virtuosi della cucina hanno un punto in comune: la necessità di uscire allo scoperto. Fino a pochi anni fa nulla si sapeva di cuochi e chef. Erano una setta segreta, un club esclusivo con un che di misterioso, custodi di segreti inaccessibili ai più.

Design menu dal sito di Massimiliano De Giovanni

Mamma che c’è per pranzo?

Staccata di molte posizioni c’era la mamma (quasi sempre lei, bisogna ammetterlo) che non cucinava ma preparava da mangiare in casa, per la famiglia. Altra storia, altre motivazioni. Quando lo chef è uscito dalla sua cucina e si è mescolato ai comuni mortali ha creato il secondo termine di paragone, l’elemento di confronto che fino ad allora aveva conosciuto la sua massima rappresentazione nel ricettario della nonna. Da quel momento in poi, virtuosi o negati (felicemente ignari di appartenere all’una o all’altra schiera) hanno dovuto confrontarsi, spesso scontrarsi, con una forma di espressione completamente nuova, naturale per alcuni, ostica per altri.

E arriva l’idea (dell’hummus)

A questo punto devo manifestarmi per quella che sono in cucina: mi piace (molto), ci provo (non quanto vorrei), ci riesco (spesso, ma non sempre). Questa settimana volevo preparare l’hummus, la crema a base di ceci tipica del medioriente. Però mi sembrava banale, e dato che al mercato hanno fatto la loro apparizione le prime zucche, ho pensato di fare un hummus di zucca. E di accompagnarlo con dei calamari saltati in padella.

Quindi ho pulito una fetta di zucca, l’ho tagliata a dadini e fatta stufare in pentola con poco olio e scalogno tritato. Intanto ho pulito i calamari e li ho tagliati a striscioline. Ho frullato la zucca, ormai cotta, aggiungendo pasta di semi di sesamo, paprika, cumino macinato e garam masala, un mix di spezie dall’aroma pungente. Ho legato tutto con olio evo aggiustando la consistenza a occhio. Poi ho saltato i calamari in padella con aglio e poco olio e solo alla fine ho sfumato con vino bianco e aggiunto una manciata di prezzemolo tritato. Ho servito l’hummus di zucca ormai raffreddato accompagnandolo con i calamari caldi.

Hummus di zucca e calamari saltati in padella. Realizzato da Anna Veneruso

Associazioni

Per finire il ritornello di una canzone di Giorgio Gaber del 1973 cantava: “Se potessi mangiare un’idea avrei fatto la mia rivoluzione”. Qui il testo e qualcos’altro.

Qui il video e la musica. A voi la rivoluzione (non solo in cucina).

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