Quel che resta del campionato.

Leonardo Samarelli

Quel che resta del campionato dopo l’ultima giornata non sono solo i risultati sul campo. Rimarranno per gli almanacchi di certo ma non per i sostenitori delle 20 squadre che hanno vissuto 38 giornate che  già oggi sono un ricordo. L’altr’anno è finito con l’addio al calcio di Francesco Totti, quest’anno è Buffon a dire ciao almeno alla Juventus per adesso. Tentazioni per il portiere bianconero vengono dalla Cina e dal Psg e non sono solo denari da contare per un futuro ingaggio. È anche il desiderio di rimettersi in gioco, un sentimento umano, la voglia di tirare avanti ancora un poco prima di voltare una pagina decisiva di un libro lunghissimo fatto anche di consuetudini, allenamenti, successi e sconfitte coinvolgenti. Odio e amore. Buffon, Totti, Del Piero, Baggio e tanti altri, campioni o no,  in campo sono una cosa e fuori dal campo un’altra. Vale per qualsiasi lavoro per qualsiasi donna e uomo all’ultimo passo di un periodo, a volte una vita, che li hanno caratterizzati.

Qui sotto un disegno della migliore e più significativa parata di Luigi Buffon realizzato per uno speciale che, vista l’incertezza sull’epilogo della vicenda, non è stato pubblicato. Buffon para al 103′ dei supplementari di Italia-Francia su Zidane, nella finale mondiale di Germania 2006

Alla fine

Juventus campione dalla scorsa settimana, Napoli a 4 punti, Roma (vincente sol Sassuolo) terza, Inter quarta e in Champions. Lazio e Milan ai gironi di Europa League e Atalanta ai suoi preliminari (una conferma). Benevento, Hellas Verona e Crotone retrocesse in serie B. Se il Crotone aveva poche speranze in casa del Napoli, il suo allenatore Walter Zenga (cuore nerazzurro) ha il merito di aver fatto giocare bene la squadra che sia pure con un punto in più dell’altro campionato non è riuscita a rimanere in A. Zenga ha poi anche il merito indiscusso, per i sostenitori dell’Inter, di aver fermato sul pareggio, col suo Crotone, la Lazio alla penultima giornata. Un match point fallito che è costato caro ai romani visto il risultato dell’ultima gara-spareggio Champions- con l’Inter.

Campionato più competitivo? Vedete voi

È stato un campionato più competitivo . La Juventus ha dovuto tirare fuori le sue migliori risorse per reggere all’assalto del Napoli che l’aveva sconfitta (in extremis) allo Juventus Stadium portandosi a -1. Tuttavia sette scudetti consecutivi sono indice di un’egemonia che va ben oltre i 4 punti di distacco con la seconda. Si direbbe che non c’è competizione e sono sparite le seconde linee, i progetti di Fiorentina e Roma ma anche Bologna o Genoa; Inter e Milan (quarto e sesto posto) in lieve rialzo ma lontane dalle squadre che vincevano in Italia e in Europa. Evidente che anche la Nazionale esclusa ai play off dalla Svezia dai Mondiali russi avrebbe bisogno di ricambi. I protagonisti dell’ultimo Mondiale vinto, in Germania nel lontano 2006, stanno scomparendo e con loro lo spirito di quel calcio. La Lazio è una promessa accennata alla luce del gioco che le ha dato Simone Inzaghi ma ha improvvise défaillance, debolezze repentine che nel giro di pochi minuti rovesciano risultati e traguardi che sembravano acquisiti. La Roma altrettanto: è sì arrivata alla semifinale Champions con l’impresa in rimonta contro il Barcellona e la quasi impresa dopo aver perso in trasferta a Liverpool . Il 5-2 subito all’andata in Inghilterra e lo stesso 4-2 in casa del Barcellona però indicano di una debolezza se non altro mentale a misurarsi sul palcoscenico europeo.

La stessa Juventus, finalista perdente (4-1 col Real) Champions della scorsa edizione, e eliminata ai quarti ancora dal Real Madrid  (sia pure con una grande rimonta al Bernabeu 0-3 a Torino e 1-3 a Madrid) quest’anno, ha ancora da scontare il gap, la differenza a sfavore,  con le più forti squadre europee e sconta un complesso d’inferiorità dovuto anche dal troppo desiderio (necessità?) di vincere la maggiore Coppa continentale. Certi traguardi sono in parte episodici e in parte frutto di una grande programmazione e di grandi investimenti sulla rosa. Per ultimo il Napoli che con Sarri, secondo molti commentatori, gioca il calcio più bello in Europa: si è migliorato di continuo ma non è riuscito a vincere lo scudetto. Quest’anno ha sacrificato tutte le Coppe (Italia, Champions e poi Europa League) probabilmente per centrare l’obiettivo e non ci è riuscito. Sarri e il presidente De Laurentiis sembrano alla stretta di mano conclusiva. Il ciclo è finito?  Nei prossimi giorni le risposte. Qui e qui altri pareri delle ultime 24 ore. Ma col calcio più bello, se è vero poi, non si fanno risultati per forza. Non è automatico.

Lazio-Inter, spareggio Champions, 2-3

LAZIO – INTER 2-3 (2-1)
LAZIO (3-5-2): Strakosha; Luiz Filipe, De Vrij (39’st Nani), Radu (31’st Bastos); Marusic, Murgia, Lucas Leiva, Milinkovic-Savic, Lulic; Felipe Anderson, Immobile (30’st Lukaku). A disp: Guerrieri, Vargic, Patric, Lukaku, Basta, Wallace, Caicedo, Caceres, Di Gennaro. All.Inzaghi.
INTER (4-2-3-1): Handanovic; Cancelo, Skriniar, Miranda, D’Ambrosio (Ranocchia al 36′ s.t.); Vecino, Brozovic; Candreva (Eder al 16’st), Rafinha (Karamoh al 23’st), Perisic; Icardi. A disp.: Padelli, Berni, Lisandro, Gagliardini, Ranocchia, Borja Valero, Santon, Dalbert, Pinamonti. All. Spalletti.
MARCATORI: 9′ pt Marusic. 29’pt D’Ambrosio, 41’pt Felipe Anderson, 33’st rig. Icardi, 36’st Vecino.
ARBITRO: Rocchi.
NOTE: espulsi Lulic (L) per doppia ammonizione al 79′ e Patric (L) dalla panchina per proteste. Ammoniti Brozovic (I), Miranda (I), Luis Felipe (L), Lucas Leiva (L), D’Ambrosio (I), Strakosha (L), Vecino (I).

È stato il vero epilogo del campionato, una partita che ha alternato giocate e amnesie delle due squadre, squadre pazze nel Dna e con storie diverse e tifoserie gemellate. Capaci di grandi imprese nella storia che vede l’Inter come più nobile, di certo, rispetto alla Lazio. Capaci nelle due ultime partite di un gioco “a non prendere”: interisti  sconfitti in casa dal Sassuolo e i laziali solo un pari col Crotone. La Lazio poteva vincere o pareggiare e ha perso dopo 75′ minuti nei quali sembrava potesse dilagare da un momento all’altro. Come ai quarti di Europa League con il Salisburgo in pochi minuti i laziali hanno collassato.

Tre minuti decisivi

La sostituzione di Immobile al 30′ st ha chiuso gli sbocchi offensivi, il centravanti non era al meglio ma teneva in apprensione psicologica la retroguardia interista. Forse è stata la vera svolta della partita. La Lazio era in vantaggio meritato, con un’autorete di Perisic su tiro di Marusic dopo una giocata da pivot in area di Milinkovic Savic che di lì a poco avrebbe colpito un palo, a portiere battuto, su punizione altamente tecnica. Il gol di Felipe Anderson dopo una discesa in coppia con Lulic di 70 metri era stato una delizia, dopo il pareggio dell’Inter con D’Ambrosio su un’azione da calcio d’angolo conclusa in due tempi, da terra, in parziale acrobazia a contatto col portiere albanese Strakosha.  Al 30′ dicevamo Immobile esce per Lukaku e Lulic passa al centro. C’è un Var dopo un presunto colpo di mano in area di Milinkovic che sembrava un gigante. Un segnale, il rigore non concesso mette il veleno ai nerazzurri e tranquillizza fin troppo la Lazio. De Vrij, prossimo interista, il cui impiego era stato in dubbio per motivi di opportunità, commette un rigore su Icardi che si stava smarcando al tiro. 2-2 al 33′ st. Nell’episodio errore fondamentale di  Strakosha che aveva sbagliato un banale rinvio. Minuto 36 st: Lulic già ammonito entra alle spalle di Brozovic nella metà campo interista. Doppia ammonizione e rosso, Lazio in 10, Inzaghi sostituisce il difensore olandese, in lacrime, con Nani. 36′ st Vecino svetta di testa su calcio d’angolo, anticipa tutti, persino Milinkovic che fino a quel momento le aveva prese tutte. L’Inter è incredibilmente in Champions League e la Lazio è incredibilmente fuori. “Scende” in Europa League e perde i 40 milioni di euro che garantisce la Coppa più prestigiosa d’Europa. Per l’Inter cancellato l’amato ricordo del 5 maggio 2002. Adesso cambiano le prospettive future e la Lazio oltre De Vrij probabilmente perderà anche Milinkovic Savic (si parla di 140 milioni per la cessione e mezza Europa gli sta, e fa bene, dietro). Lo stesso Anderson può partire e persino Lucas Leiva, dopo un torneo di qualità e sostanza, ha richieste. Inzaghi dovrebbe rimanere e anche qui siamo al condizionale. Restano i numeri: Supercoppa vinta contro la Juventus, 89 gol fatti (record annuale), Immobile, con Icardi, capocannoniere con 29 reti (qui la classifica marcatori completa). Auguri a tutti per il prossimo calcio, come detto, senza Mondiali per l’Italia che ha però un nuovo Ct, Roberto Mancini (ha richiamato Balotelli). Se ne parla ad agosto. Buona estate.

Link utili

Qui la gol collection e gli highlights dal sito Sky Sport che ringraziamo

Fulvio Bianchi Spy Calcio

Sky calcio 2

La classifica finale

Classifica serie A 38ma 2017:18

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