Se Salvini prende il palo.

di Paolo Samarelli

Se Salvini prende il palo come è successo nel Derby di Roma domenica pomeriggio, sei pali, 4 dei laziali e 2 dei giallorossi , non si può che fare una considerazione che avrebbero fatto due maestri del nostro calcio, Nils Liedholm o Vujaidin Boskov:”il palo è sempre un tiro sbagliato”.

Ancora in vacanza, per chi le ha fatte poi, abbiamo visto la prima giornata di campionato con un governo Gialloverde, la seconda è passata con un presidente incaricato (Giuseppe Conte) che era quello di prima quindi un Conte bis o 2 (come preferisce lui stesso) e la terza presumibilmente la vedremo giocare con un governo Giallorosso. Torniamo al palo. Un giocatore, mettiamo Immobile nel derby romano o se preferite Correa, batte a colpo sicuro e con potenza da pochi passi dalla porta; palo pieno e palla che schizza in campo. Sfortuna o mancanza di freddezza, ragionamento, lucidità? Torniamo a Salvini. Dalla spiaggia adriatica denominata Papeete Matteo Salvini impazza tra selfie e drink e dichiarazioni sempre più roboanti. I sondaggi (i sondaggi) lo danno al 38% di possibili suffragi in caso di elezioni; si carica e a occhi chiusi, spara verso la porta: dai social rimbalza una richiesta non convenzionale (almeno) e chiede “pieni poteri”, la dichiarazione esplode, veicolata dai social e ripresa da tutti i media. Se Salvini prende il palo sono guai.

Dal Papeete all’opposizione in meno di un mese

Palo, palo clamoroso. Non come Higuain che sabato al 19′ riceve nell’area alta del Napoli una palletta spalle alla porta, ragiona, rientra su Koulibaly (non uno scarso) e scaglia un destro esterno perentorio nella porta degli azzurri (che gol). Qui il video su Sky. No Salvini prende solo il palo e come spesso accade gli avversari si riorganizzano, cominciano a macinare gioco, la sventura evitata provoca spesso queste reazioni, e lo fanno fuori e perde infine con un clamoroso autogol, chiedendo la sfiducia in parlamento al suo presidente del consiglio, Conte Giuseppe appunto. Il piano è di andare ad elezioni politiche subito e incassare il consenso. La politica e i giornalisti, nel senso di coloro che sono convinti di fare informazione (non io ovviamente) fa sovente ricorso a metafore calcistiche per spiegare situazioni e semplificare e in questo caso, passatemelo, ci sta la metafora del palo. Nel frattempo scorrono altre situazioni come quelle dei migranti in mare e le Ong che li salvano in mare e poi non hanno un porto assegnato dal Viminale a norma di legge (decreto sicurezza bis). Lasciamo (con solidarietà) i pericolosi migranti col ciuccio  e torniamo al campionato calcistico-politico. Qui su Serie A Tim i risultati e i video delle partite del secondo turno, calendari e classifica. Mentre si discute ancora delle nuove regole del calcio introdotte dalla Ifab a proposito del rigore in Lazio-Roma, Simone Inzaghi  ha detto che Dzeko ha mirato intenzionalmente il braccio allargato di Milinkovic-Savic per procurarsi il rigore che ha portato in vantaggio la Roma. Forse è così.

Dzeko tira appositamente sul braccio di Milinkovic-Savic?

Ho ricordato, data l’età avanzata, un altro trucco di questo genere. Esordio dell’Italia ai Mondiali 1998 (Francia vincitrice in casa) contro il Cile. L’Italia è sotto di due gol a uno coi sudamericani e Roberto Baggio si trova al limite come Dzeko, vede il difensore Fuentes che lo affronta, piedi nell’area, a braccia alzate e intenzionalmente gli scaglia il pallone sul braccio. Rigore, Baggio trasforma, pareggia, e l’Italia passa il girone come prima, Verrà poi eliminata ai rigori, ai quarti, dalla Francia, quando Baggio sfiorò al volo il “Golden gol” nei supplementari. Ritorna il paragone con Salvini, ha sfiorato anche lui il Golden gol e perde (sempre tutto vada come sembra, oggi c’è il voto M5S sulla piattaforma Rousseau) ai rigori. Decidete voi se il primo rigore per i Giallorossi lo abbia segnato Matteo Renzi o l’ineffabile G. Conte. Un fatto: l’arbitro è Mattarella, dotato di Var costituzionale. Le regole in campo e in parlamento vanno rispettate anche se non ci piacciono.

Quel che si è detto prima tra Gialli e Rossi e Verdi passa dallo stato solido a quello gassoso e si volatilizza nelle memorie nostre e dei protagonisti: dimenticare, noi siamo ciò che dimentichiamo .

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