di Paolo Samarelli
Il tempo e lo spazio di Paolo Rossi
5 luglio 1982 ore 21, lunedì, ore 20.45
Nel lungo crepuscolo d’inizio estate Paolo Rossi ha da poco segnato, allo stadio Sarrià di Barcellona, i tre gol che hanno eliminato dal Mondiale 1982 il Brasile che dicevano il più forte di tutti i tempi e mi trovo a Roma nel quartiere semicentraule “Della Vittoria”. È stata una giornata caldissima. Per fortuna inizia a rinfrescare e non saprei dire se ancora soffiava il ponentino a quell’altezza temporale.
Non riesco a ricordare appieno ma mi stupisco che non fossi in una situazione lavorativa. All’epoca ero un non più giovanissimo precario a Paese Sera e si addensavano nuvole scure sul futuro di quel giornale e quindi anche sul mio. Collaboravo anche al Guerin Sportivo di Bologna e sapevo che di certo quei cinque gol, risultato finale Italia 3-Brasile 2, avrei dovuto disegnarli quella notte proprio per il Guerino per l’album del Mondiale di Spagna. Alla fine di gol, per quella pubblicazione, ne disegnai 146 totali (vedi pagina del Guerino a sinistra).
Il tempo e lo spazio di Paolo Rossi, i disegni dell’epoca
La partita l’avevo vista certamente nello stanzone della redazione di Paese Sera che era in via Due Macelli a pochi passi da Piazza di Spagna, pieno centro di Roma (oggi quel palazzo è uno scintillante magazzino della Rinascente). Una serie di scrivanie (con macchine da scrivere, non computer) posizionate come in una classe. Una di qua una di là e in fondo alla lunga stanza spoglia il box del caporedattore. La mia postazione era in Cronaca; molta “nera” per i miei disegni ma era del tutto casuale, mi prestavano spesso allo Sport o dove serviva un disegno in pagina. Settimane senza fine e senza feste dovendo servire due giornali per fare quasi uno stipendio.

Il terzo gol vs Brasile. Forse era questo quello disegnato per Paese Sera ma è senza dubbio mio disegno dell’epoca
Forse disegnai rapidamente sulla partita (tempi stretti) anche per il quotidiano, probabilmente il terzo gol di Paolo Rossi. Penna a china Rotring 0.3 su cartoncino liscio Schoellers hammer, ritagliavo solo quel che mi serviva per risparmiare visto il costo elevato a foglio. Ora a 38 anni di distanza cerco, oltre a quello di Paolo Rossi, di ritrovare il tempo e lo spazio di quella mia giornata in un’epoca di Natale di pandemia. Paolo Rossi ci ha lasciato il 10 dicembre scorso. Qui il ricordo di Gianfrancesco Turano.
Infilai un gettone in un telefono pubblico (telefonini zero) e chiamai Pat. Non avevamo ancora avuto nessuno dei nostri tre figli e abitavamo assieme, sul’altra’ sponda del Tevere in via Nizza. Perché mi ritrovassi in via Ferrari non saprei dire. La città era in festa e consumava una gloria che sentiva sua con cortei di auto imbandierate. Il Muro Torto, storico viadotto che collega anche oggi quelle due zone di Roma era forse intasato e avevo intenzione di fare un giro largo per evitare il traffico. Chi può dirlo?
Invitai Pat in una storica pizzeria (“da Ulisse”) proprio in via Ferrari: era infatti serata da pizzeria quella e dopo la gioia i romani di allora come quelli di ora (almeno prima dei distanziamenti e le normative anti Covid) finiscono in pizzeria per commentare la partita e non ritornare troppo presto alle loro vite non sempre felici. La mia non mi sembra fosse al meglio ma ero in propulsione e l’età cancellava rapidamente i cattivi pensieri. Avevo negli occhi più che il terzo gol di Rossi quello di Falcao (il 2-2), idolo della Roma giallorossa. Quella finta a bordo area che aveva spiazzato tutta la difesa italiana e quel tiro secco, impercettibilmente deviato da Bergomi, che aveva battuto Zoff: non era un gol di rapina. Da sostenitore laziale ne avevo apprezzato l’eleganza e quindi non l’avevo vissuto come un tradimento. Tengo a precisare che da parte mia non c’è mai stato malanimo nei confronti dell’altra squadra della mia città. Se giochi (giocavo) anche da dilettante secondo me non è possibile avercela con gli avversari. Così anche fuori dallo sport.
Il tempo e lo spazio di Paolo Rossi, l’analisi aspettando Pat
Mentre aspetto Pat seduto a un tavolo all’aperto del locale inizio a ragionare sul gol della vittoria che vedete disegnato in pagina. Paolo Rossi è di spalle sul tiro di Tardelli e così anche Francesco Graziani. L’angolo battuto da Bruno Conti (altro epico giallorosso) cade poco più in là del dischetto del rigore. Oscar, Socrates e un italiano in una mezza mischia si avventano sullo spiovente, Socrates, il dottore, il più alto, respinge breve a bordo area. Tardelli di sinistro a mezzo volo indirizza verso la porta, forte. Paolo si volta di scatto e quasi contemporaneamente a Graziani. Gira in porta deviando la traiettoria.
Tutto sta in quel “quasi”. Paolo è nel posto esatto, colpisce d’interno piede, non è in off side, Junior (gran giocatore) lo tiene in gioco. Rossi ha indovinato lo spazio e il tempo. Non è casuale. Primo gol: colpo di testa da fantasma dell’area su cross di Cabrini. Appare dietro al difensore brasiliano e tocca preciso. Waldir Peres vola battuto in controtempo. Socrates poi pareggia e sembra finita. Ai giallo oro basta un punto per la semifinale. Sono favoriti adesso. Rossi si muove senza farsi troppo notare (è la sua tecnica mentale). Prevede un errore della difesa: infatti c’è un passaggio orizzontale tra difensori (sempre un errore la palla orizzontale nel proprio centrocampo). Falcao viene sorpassato dal pallone, Junior è in ritardo, Rossi sa già, anticipa Junior, con un uno-due destro sinistro e vola verso la porta. Al limite dell’area colpisce con forza (mai stato uno sfondareti) è gol. Pallone in mezzo ai pali, Waldir non messo benissimo. Dopo Falcao segna il gol elegante che ho descritto (68’) e infine la vittoria che è nel disegno appena quattro minuti dopo. Paolo Rossi segna tre gol, due al volo, uno inventato da lui stesso, “el hombre del partito”.
Nel torneo in tutto di gol ne fa sei, vince il Mondiale sotto gli occhi di un entusiasta Presidente Sandro Pertini. Capocannoniere del torneo e grazie alla performance mondiale vince anche il pallone d’oro. Dei sei gol realizzati 5 sono al volo, tre di testa non il suo colpo migliore. Enzo Bearzot (indimenticabile Ct) aveva ragione a insistere su di lui. Quale spazio conosce Paolo che gli altri non vedono? Quale tempo percorre in anticipo? Delle tante frasi per descrivere il suo gioco una mi è sembrata coerente per Paolo Rossi: “Era il lampo che anticipa il tuono” l’ha scritta Paolo Condò su La Repubblica commentando il suo addio.
Riflettevo e rifletto ancora oggi sulla naturale sincronicità del centravanti scomparso. Oggi più che mai il fantasma dell’area. Il suo modo di stare in campo, oltre la produttività, diceva molto della sua maniera di pensare e di essere. È andato oltre agli infortuni di quando era giovanissimo (tre menischi all’epoca erano difficili da guarire), oltre la vicenda calcio scommesse quando fu squalificato (ancora si discute se giustamente) per due anni, oltre lo scetticismo del suo ritorno in campo alla vigilia del Mondiale. Oltre le critiche delle prime deludenti partite nella fase di qualificazione. Fino a quando spazio e tempo si sono messi d’accordo e certo la fiducia irremovibile in lui di Enzo Bearzot lo ha aiutato. Rossi ci ha detto e insegnato qualcosa e in modo gentile ci ha proposto la sua intelligenza senza strabordare e dicendoci che la sua vittoria era anche la nostra. Come tutti i veri campioni in ogni campo delle attività umane Ha lavorato, magari senza saperlo, anche per noi. Il passato spesso si rivela un piccolo peso da portare a confronto di quanto sembrava pesante quando era il presente. Penso che per Paolo Rossi non sia stato così.
Zona rossa e pandemia
Passeggio oggi in una fredda e umida via Ferrari. Roma come l’Italia è zona rossa, negozi quasi tutti chiusi, semideserta ed è periodo di feste di fine anno. Oggi abito lì vicino e la situazione è depressa parecchio per la pandemia. Sapete tutto.
La pizzeria di allora oggi è chiusa credo per sempre. Ricordo quella buona pizza con Pat e quella serata storica e serena. Paolo Rossi non c’è più ma è di conforto in questi giorni sapere che c’è stato, anzi credo ci sia ancora. Non solo la gioventù passata mi sovviene ma quella sua leggerezza di gioco e di pensiero che poteva essere inserita nel capitolo delle “Lezioni americane” di Italo Calvino. (1985) Se nella lezione sulla leggerezza o in quella della rapidità decidete voi. Ma non sfigurerebbe neanche nelle altre tre (esatteza, visibilità, molteplicità).
Quelli erano gli anni.
Pubblico qualche illustrazione su Paolo Rossi. Sono disegni pubblicati su diversi siti o ritrovati su internet. Di quel periodo non conservo e non mi è rimasto nulla degli originali. Quando era ormai troppo tardi ho cercato nell’archivio del Guerin Sportivo ma inutilmente. Qualcosa di mio l’ho trovato sul Bazar del calcio di Riccardo Giannini (i gol del Mondiale ’78 in Argentina). Perdonate quindi la cattiva qualità delle immagini però potete farvi un’idea.