Luigi Toiati
Ristorante pizzeria Piccolo Buco – Via del Lavatore, 91, 00187, Roma. Tel. 06 69380163
L’età adulta fa compiere talvolta cose bizzarre. Così, con un amico al quale sono legato da ben 60 anni abbiamo deciso di andare ad ispezionare le vestigia supersiti della nostra verde età.
Passando per Fontan de Trevi – con regolamentare machete per fendere la folla – abbiamo scoperto che il Piccolo Buco (che ha di ben poco cambiato l’omen nomen originario dovuto alle sue dimensioni fisiche) a noi caro in imberbi anni ancora esiste. Perché non provarlo ancora? Poiché non siamo ancora così tanto rimbambiti da far cadere per questa epifanìa una lagrimuccia, e andarci a scatola chiusa, ci siamo documentati – retaggio professionale e pregio dell’età adulta -, e quello che abbiamo letto ci ha incuriositi. Perciò dopo appena 53 anni abbiamo varcato quella soglia che da allora avevamo relegato nei ricordi. Ricordi deamicisiani, se volete, legate a domeniche pomeriggio passate in un Centro totalmente deserto e abitato da poveracci, ma romani, come la mia famiglia si pregiava di essere. Vi abbiamo trascorso pigri pomeriggi piovosi, parlando di cinema e poesia, e di angherie domestiche. Donne e desideri di cambiare il mondo ancora non facevano parte dell’universo di due dodici-tredicenni brufolosi ai quali da ben poco era stato concesso di indossare “li carzoni lunghi”. Due pizze e due birre (il nostro verde antimperialismo già da allora ci aveva fatto bandire la Coca Cola): 500 lire. “Era il maggio odoroso” repentino passaggio da De Amicis a Leopardi “e tu solevi così menare il giorno”.
Pomeriggi romani.
Beh, in effetti, a maggio credo ce ne stessimo a godere i pomeriggi solatii, Roma tutto si poteva definire tranne che odorosa, e non menavamo il giorno in pizzeria, ma il “meriggio”, comunque fa lo stesso, e dà tono al nostro giornale on line. Veniamo a noi. Abbiamo cominciato col riprodurre il tardo meriggio d’antan, e siamo arrivati alle 19, aprendoci la strada con un lanciafiamme. Il posto è di poco cambiato, le vecchie mattonelle alle pareti sono state rinnovate, e dal pristino cortiletto si è ricavata una seconda sala con una lindissima toilette (all’epoca privilegio dei grandi ristoranti: ha ragione Alain Corbin, autore della “Storia sociale degli odori”, a dire che l’umanità si evolve a partire dai servizi sanitari!).
Pizze ma anche pasta della tradizione romana.
Accoglienza ospitalissima di Luca e Roberto; il primo è figlio del proprietario egiziano succeduto a quello che conoscevamo noi, e che con coraggio ha portato avanti l’impresa per poi cederla al figlio, persona compitissima ed affabile, il secondo altrettanto affabile ci ha decantato con sapienza il semplice ma validissimo Cesanese Rosso della casa, che abbiamo goduriosamente libato. La pizza è squisita, più che al di sopra della media: ci sono le versioni “classiche” (Napoli, Margherita e monumentali calzoni “comme il faut”), e anche versioni che grazie agli Dèi offrono davvero idee originali e sapori apprezzabili. Nel nostro caso, con Puzzone al Barolo, pomodorini gialli dal sapore sorprendentemente dolce, e un origano siciliano da far resuscitare Pirandello.
La Carbonara.
Ma prima abbiamo gustato una delle migliori carbonare della mia vita, abbondante, al dentissimo come piace a me e con materie prime – a diritto leit- motiv della casa – di tutto riguardo. Ho persino apprezzato la licenza poetica di sostituire alla pancetta affumicata un croccante e saporitissimo guanciale di Sauris. Dimenticate le polemiche di aprile scorso sulla Carbonara “alla francese”. A proposito: se digitate “Carbonara” su Google appaiono 14 milioni di risultati.
Apprezzare il presente senza perdere il passato.
Il conto è stato accettabilissimo – con affettuoso sconto forse mosso dai nostri “m’aricordo” – il servizio superlativo. Tra la clientela molti italiani, e forestieri non buzzurri. Sbirciando il menù e gli altrui piatti abbiamo ravvisato ben più di un motivo per tornare, dai ricchi antipasti ai variati primi e secondi, classici e non, vale quanto detto della pizza. Porzioni generose, qualità e quantità a braccetto, che non guasta. Ci ha aiutati ad apprezzare il presente senza perdere il passato, ma avvalorandone il legame di continuità.
Aggiornamento
Del Piccolo Buco si sono accorti (due mesi dopo di noi) anche a Repubblica Sapori. Ci fa piacere e qui trovate l’articolo.